Immortalità digitale e diritto all’oblio: la CNIL francese analizza i dati post mortem
Questioni legali, etiche e sociali sulla gestione dei dati personali dopo la morte
Immortalità digitale e diritto all’oblio: la CNIL francese analizza i dati post mortem
La CNIL francese esplora le implicazioni legali ed etiche dei dati post mortem nell’era dell’intelligenza artificiale e dell’immortalità digitale.
Introduzione
L’Autorità francese per la protezione dei dati (CNIL) solleva un interrogativo di grande rilievo giuridico ed etico: chi deve decidere cosa dimenticare dopo la morte?
Con l’accelerazione della digitalizzazione delle attività quotidiane, è nata una nuova realtà: la presenza postuma nei dati digitali. Profili online, foto e messaggi sopravvivono alla vita fisica, creando una forma di immortalità digitale che impone una riflessione su diritto all’oblio, privacy post mortem e uso etico dei dati personali.
Il documento della CNIL: “I nostri dati dopo di noi”
Nel Cahiers IP n. 10, intitolato “Nos données après nous – De la mort à l’immortalité numérique, usages et enjeux des données post mortem”, la CNIL analizza le sfide legate alla gestione dei dati personali dopo la morte.
L’Autorità evidenzia come il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) non si applichi ai dati delle persone decedute, poiché il diritto alla protezione dei dati è riconosciuto solo ai viventi.
Tuttavia, l’evoluzione tecnologica — in particolare l’intelligenza artificiale — apre nuovi scenari che impongono una riflessione etica e normativa.
L’immortalità digitale e i “deadbots”
Il documento CNIL si spinge oltre la mera analisi giuridica, affrontando i nuovi fenomeni di immortalità digitale resi possibili dall’intelligenza artificiale (AI).
Tra questi emergono i cosiddetti deadbots, ossia agenti conversazionali addestrati con i dati dei defunti per riprodurne voce, linguaggio e personalità.
Questi strumenti promettono interazioni post mortem con i vivi, ma pongono interrogativi etici profondi: fino a che punto è lecito simulare una persona defunta? come garantire il rispetto della dignità e la veridicità delle comunicazioni generate?
Il rischio, sottolinea la CNIL, è la nascita di un nuovo “paradosso della vita privata”, in cui la persona continua a “vivere” digitalmente senza un quadro giuridico adeguato.
La normativa francese: una risposta parziale
In assenza di una disciplina europea unitaria, la Francia ha introdotto nel 2016 una regolamentazione specifica con la Legge per una Repubblica Digitale.
Questa consente a ciascun individuo di definire direttive sui propri dati personali post mortem, stabilendo chi e come potrà gestirli dopo la morte.
Le direttive possono essere:
• particolari, legate a un singolo servizio (es. social network), depositate presso il titolare del trattamento;
• generali, che riguardano tutti i dati personali e possono essere affidate a un soggetto di fiducia, come un notaio.
In mancanza di istruzioni, la legge affida agli eredi alcuni diritti:
• accesso ai dati utili per la gestione della successione;
• trasmissione dei beni digitali (file, immagini, video) considerati “ricordi di famiglia”;
• chiusura o opposizione alla conservazione degli account online del defunto.
Etica, privacy e nuove sfide giuridiche
La CNIL sottolinea che la gestione dei dati post mortem è oggi il risultato di un delicato equilibrio tra diritti successori, patrimoniali e diritto alla riservatezza personale.
Con l’avvento dell’intelligenza artificiale, le implicazioni etiche diventano ancora più complesse: i sistemi che riproducono la personalità di un defunto possono evolversi autonomamente, esprimendo pensieri o opinioni mai realmente appartenute alla persona originaria.
Il Comitato Etico Nazionale Pilota sul Digitale (CNPEN), già nel 2019, aveva chiesto una regolamentazione dedicata per tutelare l’identità e la dignità dei defunti nell’era digitale.
Il contributo della CNIL al dibattito europeo
Con la pubblicazione del Cahiers IP n. 10, la CNIL mira a stimolare un dibattito europeo sulla gestione dei dati post mortem, promuovendo maggiore consapevolezza sull’importanza della protezione dei dati personali anche dopo la morte.
L’obiettivo è “pensare il destino dei dati post mortem”, affinché la società sviluppi strumenti normativi e culturali capaci di preservare diritti, libertà e dignità nell’era dell’immortalità digitale.
FAQ – Immortalità digitale e diritto all’oblio
- Cosa si intende per “immortalità digitale”?
È la persistenza dei dati digitali dopo la morte di una persona, che genera una forma di esistenza virtuale destinata a durare nel tempo.
- Cosa sono i “deadbots”?
Sono intelligenze artificiali addestrate con i dati dei defunti, capaci di simulare conversazioni o comportamenti della persona scomparsa.
- Il GDPR tutela i dati delle persone decedute?
No, il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) si applica solo ai viventi, lasciando agli Stati membri la possibilità di adottare norme specifiche sui dati post mortem.
- Qual è la posizione della CNIL francese?
La CNIL propone di riflettere su chi debba decidere cosa dimenticare dopo la morte e invita a una regolamentazione europea sull’uso dei dati post mortem e delle tecnologie di intelligenza artificiale.
- Quali strumenti prevede la legge francese?
La Legge per una Repubblica Digitale (2016) consente ai cittadini di lasciare direttive vincolanti sul destino dei propri dati personali, sia particolari sia generali, affidabili anche a un soggetto terzo di fiducia.