La legge costituzionale 2025 e riforma della magistratura
il nuovo equilibrio tra autonomia, responsabilità e indipendenza della magistratura
La legge costituzionale del 30 ottobre 2025 ridisegna l’ordinamento giudiziario, istituisce due CSM e l’Alta Corte disciplinare, rafforzando autonomia e indipendenza della magistratura.
1. Premessa
La legge costituzionale approvata il 30 ottobre 2025 rappresenta uno dei più significativi interventi di revisione della parte seconda della Costituzione negli ultimi decenni.
Essa incide profondamente sull’ordinamento giudiziario e sull’autogoverno della magistratura, ridisegnando i rapporti interni alla funzione giurisdizionale e adeguando il sistema ai principi di trasparenza, efficienza e specializzazione propri dei modelli europei più evoluti.
Con la distinzione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente, la previsione di due distinti Consigli superiori e l’istituzione di una Corte disciplinare autonoma, la riforma introduce un modello fondato su chiarezza funzionale e equilibrio dei poteri.
Essa non rappresenta una rottura con la Costituzione del 1948, ma un’evoluzione coerente con i suoi valori fondamentali: indipendenza, imparzialità e servizio alla collettività.
2. La ratio ispiratrice: chiarezza, efficienza, indipendenza
La riforma nasce dall’esigenza di chiarezza funzionale e responsabilità istituzionale.
Il Costituente del 1948 aveva disegnato un ordinamento unitario della magistratura, in linea con il sistema processuale dell’epoca. Oggi, la trasformazione del processo penale in senso accusatorio e la crescente complessità dei fenomeni giudiziari richiedono un assetto differenziato.
La distinzione tra magistratura giudicante e requirente, sancita dal nuovo art. 102, comma 1, Cost., valorizza le rispettive funzioni e consolida percorsi formativi autonomi, rafforzando l’accountability del potere giudiziario e allineando l’Italia agli standard europei.
3. Il nuovo sistema dell’autogoverno: i due Consigli superiori
La modifica dell’art. 104 Cost. istituisce due organi di autogoverno distinti:
– il Consiglio superiore della magistratura giudicante,
– il Consiglio superiore della magistratura requirente,
entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica.
Ciascun Consiglio è composto da due terzi di magistrati e un terzo di membri laici, selezionati tramite sorteggio temperato da un elenco di professori e avvocati approvato dal Parlamento. Il mandato quadriennale e il divieto di rielezione assicurano rinnovamento e trasparenza.
La riforma introduce un modello di autonomia funzionale: due Consigli indipendenti ma coordinati, in cui il Capo dello Stato mantiene una funzione di equilibrio.
4. L’Alta Corte disciplinare: terzietà e garanzia
La sostituzione dell’art. 105 Cost. istituisce l’Alta Corte disciplinare, organo indipendente incaricato di esercitare la giurisdizione disciplinare sui magistrati.
Essa sarà composta da 15 membri: sei magistrati giudicanti, tre requirenti, tre professori o avvocati nominati dal Presidente della Repubblica e tre sorteggiati dall’elenco parlamentare.
Il doppio grado interno di giudizio e l’esclusione dei giudici già deliberanti assicurano imparzialità e correttezza procedurale.
5. Profili sistematici e di equilibrio costituzionale
La riforma disegna un modello di autonomie coordinate, in cui la magistratura non è più un corpo unitario, ma una comunità di funzioni.
L’autonomia del pubblico ministero è rafforzata da un proprio Consiglio superiore, mentre il giudice trova nella separazione delle carriere la condizione ideale per esercitare la terzietà.
Il Presidente della Repubblica, presidente di entrambi i Consigli, garantisce unità nella pluralità e l’indipendenza della magistratura come presidio della democrazia costituzionale.
6. Disposizioni transitorie: gradualità e continuità
L’art. 8 della legge costituzionale stabilisce un periodo di un anno per l’adeguamento della legislazione ordinaria in materia di CSM, ordinamento giudiziario e disciplina.
Questa clausola di gradualità assicura una transizione ordinata, evitando vuoti normativi e garantendo la continuità istituzionale.
7. Conclusioni: una riforma di equilibrio e maturità costituzionale
La legge costituzionale del 2025 segna un punto di maturità per lo Stato costituzionale italiano. Essa traduce in norma principi consolidati nella dottrina e nella prassi: chiarezza delle funzioni, responsabilità individuale, trasparenza e indipendenza.
Con la distinzione delle carriere, la creazione dei due Consigli superiori e l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare, la riforma dà vita a una giustizia più efficiente, trasparente e vicina ai cittadini, riaffermando che:
“La giustizia è amministrata in nome del popolo.”
FAQ – Legge costituzionale 30 ottobre 2025 e riforma della magistratura
- Qual è l’obiettivo principale della legge costituzionale del 2025?
Rafforzare l’indipendenza e la trasparenza della magistratura, introducendo due Consigli superiori e un’Alta Corte disciplinare autonoma.
- Cosa cambia con la distinzione delle carriere?
Il giudice e il pubblico ministero seguiranno percorsi professionali distinti, garantendo maggiore imparzialità e specializzazione delle funzioni.
- Qual è la composizione dei nuovi Consigli superiori?
Ogni Consiglio avrà due terzi di membri togati e un terzo di componenti laici, selezionati tramite sorteggio temperato da elenchi approvati dal Parlamento.
- Che ruolo avrà l’Alta Corte disciplinare?
Sarà l’organo indipendente incaricato di giudicare i magistrati nei procedimenti disciplinari, garantendo terzietà e imparzialità.
- Quando entreranno in vigore le nuove norme?
La riforma prevede un periodo transitorio di un anno per l’adeguamento della legislazione ordinaria, assicurando una transizione graduale e coerente.